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Empatia e meditazione

La neuroscienza ci spiega il Dalai Lama.

Quando noi consideriamo una realtà animata (animale o umana) da un punto di vista o da uno schema di riferimento puramente esterno, senza sforzarci di capirla dall’interno per via empatica, noi la riduciamo allo stato di oggetto.

– Carl Rogers

L’empatia non può più essere considerata una caratteristica innata e stabile, infatti uno studio del 2008 ci dimostra come possa essere insegnata attraverso la meditazione, rendendo gli individui più compassionevoli verso sentimenti e sensazioni altrui. Ricercatori presso l’università del Wisconsin per primi hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale (fMRI) per dimostrare che, grazie alle tecniche di meditazione, benevolenza e gentilezza possono essere  apprese con l’allenamento, esattamente come si impara a suonare uno strumento o giocare uno sport.

I 32 partecipanti alla ricerca vennero suddivisi in due gruppi così composti: 16 praticanti esperti di meditazione e 16 che avevano semplicemente ricevuto un training nelle due settimane precedenti l’esperimento. Ognuno di loro venne piazzato nello scanner con il compito di meditare o evitarlo, secondo le istruzioni ricevute; vennero sottoposti al suono di vocalizzazioni umane sia positive che negative o neutre ( un bambino che ride, una donna che urla e rumore di sottofondo in un ristorante), con lo scopo di valutare le loro eventuali risposte empatiche.
Lo studio dimostrò come i circuiti del cervello coinvolti nella percezione delle emozioni e sentimenti fossero drammaticamente più attivati nei meditatori esperti piuttosto che nei novizi e come l’intensità dell’attivazione fosse direttamente proporzionale alla profondità dello stato meditativo durante il compito previsto.
Sebbene siano necessari ulteriori studi prima che la meditazione possa essere validata in un contesto di trattamento, gli autori ritengono che la scoperta abbia importanti risvolti sia sociali che clinici, infatti potrebbe fornire un valido aiuto nella depressione, nella prevenzione al bullismo e nella regolazione delle emozioni negli adolescenti.
E’ possibile leggere l’articolo originale su PLoS ONE.

La compassione, l’altruismo, il buon cuore non sono unicamente nobili sentimenti di cui trae vantaggio il nostro prossimo. Sono stati mentali, condizioni mentali di cui beneficiamo anche noi stessi. Una persona altruista e compassionevole è in genere una donna o un uomo più felice, più sereno.

 

Quando siete coscienti delle vostre sofferenze e insoddisfazioni, ciò vi aiuta a sviluppare la vostra empatia, la capacità che vi permette di rapportarvi con sensibilità verso le sofferenze degli altri. Ciò aumenta la vostra capacità di provare compassione.

– Dalai Lama

Immagine di Chiarart

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