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La ricerca d'Altro

Mi pareva che la natura, come me, fosse stata messa in disparte da Dio come una cosa non divina, anche se creata da Lui e Sua manifestazione. Nulla riusciva a convincermi che il “fatto a immagine di Dio” dovesse riferirsi solo all’uomo. In realtà credevo che gli alti monti, i fiumi, i laghi, gli alberi, i fiori e gli animali manifestassero l’essenza di Dio assai meglio degli uomini, con i loro ridicoli vestiti, le loro meschinità, la vanità, la menzogna, l’odioso egoismo: tutte caratteristiche che conoscevo bene per averle io stesso […]. Esisteva un altro regno, un tempio nel quale chi entrava si sentiva trasformato e di colpo sopraffatto da una visione dell’intero cosmo, sì da dimenticare se stesso, vinto dallo stupore e dall’immaginazione. Qui viveva l'”Altro”, al quale Dio era noto come un segreto nascosto, personale e al tempo stesso più che personale; qui nulla divideva l’uomo da Dio, come se la mente umana potesse mirare la creazione all’unisono con lui. Ciò che io qui rivelo, parola per parola, è qualcosa di cui allora non ero cosciente in modo distinto, sebbene ne avessi un netto presentimento e l’avvertissi con un sentimento profondo. In quei momenti sapevo che ero degno di me, e che io ero il mio vero me stesso. Non appena ero solo, potevo provare questa condizione: e perciò cercavo la pace e la solitudine di questo “Altro”.

Brano tratto da: “Jung parla: inverviste e incontri”, Adelphi.


Immagine di Chiarart, Decoupages Des Artistes

Uno

“In India si dice che l’ora più bella è quella dell’alba, quando la notte aleggia ancora nell’aria e il giorno non è ancora pieno, quando la distinzione tra tenebra e luce non è ancora netta e per qualche momento l’uomo, se vuole, se sa fare attenzione, può intuire che tutto ciò che nella vita gli appare in contrasto, il buio e la luce, il falso e il vero non sono  che due aspetti della stessa cosa. Sono diversi, ma non facilmente separabili, sono distinti ma “non sono due”. Come un uomo e una donna, che sono sì meravigliosamente differenti, ma che nell’amore diventano Uno.”

Da : Un altro giro di giostra, pag. 53. Tiziano Terzani. Longanesi & C. 2004

 

Andare in natura

L’andare in natura,

lo stupirsi dinnanzi ad essa
non è solo evadere dalla realtà artefatta delle città.
E’ anche riconoscere la più vasta complessità del creato,
è scorgere il labile filo che lega il nostro personale destino
a quello del mondo,
è insomma una ricerca di senso.

Un lento procedere verso e dentro noi stessi.

– Francesco Bevilacqua

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