Tag: Sensibilizzazione

I benefici della scrittura

Potrebbe sembrare che nell’era della tecnica l’amore per la scrittura a mano riveli un gusto retrò da “dinosauri digitali”, invece una serie di studi scientifici ci dimostrano come sia una pratica salutare: importante per il benessere, l’apprendimento, la creatività, l’associazione di idee, il pensiero critico e la comprensione di concetti astratti. Continua a leggere…

Fonti

1.

Mueller PA1, Oppenheimer DM2. The pen is mightier than the keyboard: advantages of longhand over laptop note taking. Psychol Sci. 2014 Jun;25(6):1159-68. PMID: 24760141. [PubMed] [Read by QxMD]

2.

Kiefer M1, Schuler S2, Mayer C2, Trumpp NM2, Hille K2, Sachse S2. Handwriting or Typewriting? The Influence of Pen- or Keyboard-Based Writing Training on Reading and Writing Performance in Preschool Children. Adv Cogn Psychol. 2015 Dec 31;11(4):136-46. PMID: 26770286. [PubMed] [Read by QxMD]

bansky

Coltivare la speranza

Anche il counselor deve avere la speranza dentro di sè e per scriverne prendo a prestito parole altrui:

Instaurare una relazione d’aiuto con qualcuno implica la capacità di tenere aperto il tempo davanti a sè: si schiude così un tempo di attesa in cui chi ha cura riduce la propria soggettività per creare quel campo vitale indispensabile all’apparizione della soggettività altrui. Continua a leggere…

empatia e compassione

Empatia e compassione

Oggi parliamo di “empatia” e “compassione”, due termini simili ma sottilmente differenti. Vediamo cosa ci dice Wikipedia:

La compassione (dal latino cum patior – soffro con – e dal greco “συμπἀθεια” , sym patheia – “simpatia”, provare emozioni con..) è un sentimento per il quale un individuo percepisce emozionalmente la sofferenza altrui provandone pena e desiderando alleviarla.

Il concetto di compassione richiama quello di empatia dal greco “εμπαθεια” (empateia, composta da en-, “dentro”, e pathos, “affezione o sentimento”), che veniva usata per indicare il rapporto emozionale di partecipazione soggettiva che legava lo spettatore del teatro greco antico all’attore recitante ed anche l’immedesimazione che questi aveva con il personaggio che interpretava.

Nelle scienze umane, il termine empatia è passato a designare un atteggiamento verso gli altri caratterizzato da un impegno di comprensione dell’altro, escludendo ogni attitudine istintiva affettiva personale (simpatia, antipatia) e ogni giudizio morale.

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empatia e simpatia

Empatia VS Simpatia

Teresa Wiseman ha individuato le quattro qualità dell’empatia: assunzione di prospettiva, la capacità di mettersi nei panni di un’altra persona, nessun giudizio e… Comunicarlo! Ma quante volte riusciamo a farlo? Quante volte invece cadiamo nell’indulgenza, in frasi apparentemente consolatorie che in realtà comunicano distanza oppure una valutazione, mascherata da consiglio? Empatia invece è entrare in connessione con l’Altro e spesso non sono nemmeno necessarie le parole. Basta un abbraccio.




Giornata mondiale della gentilezza

Il 13 Novembre è la giornata mondiale della gentilezza…

Passiamo all’azione.

E tu, che atto gentile ti sei prefissato?

La gentilezza delle parole crea fiducia. La gentilezza dei pensieri crea profondità. La gentilezza del donare crea amore.

– Lao Tze

Domande frequenti sulla balbuzie

Passerà da sola? La balbuzie si manifesta nel 5% dei bambini tra i 2 ed i 7 anni d’età; il 75-80% di loro torneranno gradualmente alla fluenza; IMP: qualora  persista oltre i 12/18 mesi dall’esordio, le probabilità di una risoluzione spontanea diminuiscono e diventa necessario iniziare un percorso rieducativo.
Quali sono le cause della balbuzie? Al momento si ritiene che l’origine  della balbuzie sia da imputarsi a più fattori: ereditari (all’incirca il 50% dei balbuzienti hanno precedenti in famiglia), neurofisiologici, fattori legati allo sviluppo e/o alle dinamiche familiari che possono esacerbare il disturbo.
Se la balbuzie ha una componente genetica non posso farci nulla? Falso. Il pensiero comune spesso comporta questo mito: genetica=impotenza. Niente di più errato. Gli studi servono semmai  a comprendere meglio il problema. La consapevolezza dell’origine in parte genetica non deve essere paralizzante, ma stimolare all’azione i genitori qualora il bimbo balbetti da 12/18 mesi.
La balbuzie è dovuta ad un trauma? Falso. La convinzione della causa psicologica è ormai superata a livello internazionale. Bambini ed adulti che balbettano non differiscono da chi è fluente relativamente a disordini psicologici. Spesso spiccano per maggiore sensibilità, ma questa peculiarità non costituisce certamente la causa, semmai  rappresenta una caratteristica distintiva.
Le persone che balbettano sono meno intelligenti? Falso. L’intelligenza è assolutamente normale, l’autonomia e la consapevolezza del proprio valore vanno sempre stimolate e salvaguardate. Spesso, per compensazione,  chi balbetta ha maturato un ampio vocabolario, utile alla sostituzione dei vocaboli all’insorgere dei blocchi. Non di rado, una volta acquisita la fluenza, l’ eloquio è particolarmente ricco ed elaborato.
E’ colpa dei miei genitori se balbetto? Falso. I genitori possono migliorare i loro stili comunicativi e di vita, ma non per questo vanno colpevolizzati o ritenuti responsabili dell’insorgere del problema, che ha tutt’altra causa. Purtroppo in parte ancora sconosciuta.
La balbuzie si apprende per imitazione? Falso. La balbuzie non si “attacca”, non è un virus. Né un genitore, né un compagno di scuola balbuziente possono esserne ritenuti responsabili. Ad oggi nessuna ricerca lo dimostra.
E’ d’aiuto dire: “prendi un bel respiro… pensa a ciò che vuoi dire prima di dirlo”? Falso. No, non è d’aiuto. Anzi…  Sottolinea il problema in maniera controproducente, stimolando ulteriore tensione. E’ invece utile ascoltare attivamente e parlare lentamente senza interrompere.
Lo stress causa la balbuzie. Falso. Non causa direttamente la balbuzie, anche se la peggiora. L’ansia, in chi balbetta, è legata al linguaggio ed è una conseguenza della difficoltà nel comunicare che dovrebbe essere di facile comprensione anche per chi non è balbuziente.
E’ possibile smettere di balbettare? Vero. Non esistono cure miracolose che sortiscono effetti in breve tempo ma programmi che aiutano nel controllo del disturbo e che spesso portano a una gestione talmente soddisfacente ed efficace tale da far considerare il problema superato.  Per arrivare a questo è però necessario un approccio personalizzato a medio/lungo termine, che si avvalga di una tecnica specifica e che si faccia carico anche delle componenti relazionali, comunicative ed emotive.

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