
Gli adolescenti hanno cervello?
Una domanda provocatoria? Ogni genitore di figli adolescenti lo pensa spesso scherzosamente, o lo teme preoccupato secondo i casi. Potrebbe sembrare un giudizio sui giovani in generale, della ben nota serie “ Ai miei tempi sì che …” E non esiste maniera peggiore per rapportarsi a dei ragazzi che stanno faticosamente crescendo ma che manifestano comportamenti impulsivi, irrazionali e a volte imprevedibili.
Fino a pochi anni orsono si pensava, grazie agli studi di Jean Piaget, che il gradino più alto della scala dello sviluppo cognitivo fosse la fase delle “operazioni formali”, stadio che si completa intorno ai 12 anni. Inoltre era opinione comune che il comportamento eccitabile ed emotivo degli adolescenti fosse da imputare soltanto allo scoppio ormonale connaturato all’età. Le ricerche scientifiche e gli studi di neuroscienza degli ultimi anni ci dimostrano invece come le cose stiano diversamente: la parte del cervello – i lobi prefrontali, sede delle capacità di problem-solving – che rende gli adolescenti più responsabili, non è ancora matura come quella di un’adulto e si ritiene che l’encefalo nel suo complesso raggiunga lo sviluppo completo non prima dei 21 anni. Pertanto sovrabbondanza di ormoni, certo, ma anche scarsi controlli cognitivi necessari per comportamenti maturi. Un mix esplosivo.
Rispetto al passato la società ha subito spinte che non sempre sono state evolutive ed essere giovani oggi è più difficile di un tempo: vige la legge del tutto e subito, della fruibilità fine a se stessa per riempire vuoti esistenziali, il consumo è diventato pian piano consumismo, dall’uso dei mezzi di comunicazione si è passati all’abuso compulsivo, dalla globalizzazione si è giunti all’omologazione come fuga dalle proprie responsabilità. Le aree del cervello che frenano i comportamenti impulsivi e rischiosi sono ancora in fieri e lasciare i nostri ragazzi soli a se stessi, pensando che “ormai sono grandi” diventa come pretendere che un’automobile scenda e salga dalle montagne senza avere una guida affidabile.
Il compito di noi genitori è, ancor più che nel passato, quello di fungere da mediatori con l’ ambiente esterno, non imponendo divieti categorici ma motivando le scelte educative e suggerendo possibili alternative in un dialogo aperto e costruttivo. Secondo i dati 2009 dell’Osservatorio europeo delle droghe sta crescendo l’abuso di cocaina ed eroina e l’ Italia è il paese europeo con il consumo più alto di cannabis. Siccome è anche dimostrato come i danni da ecstasy ledano a lungo termine proprio le zone cerebrali deputate alla valutazione del rischio, come possiamo agire in qualità di genitori?
In un certo senso sostituendoci ai loro lobi frontali in via di formazione e stimolandoli con costanza alla riflessione. Una sorta di ginnastica mentale.
Riporto una considerazione di uno dei ricercatori rivolta all’autrice del libro che indico alla fine dell’articolo: “Rifletta, per esempio, su quanto sto per dirle. Lei ha due figlie. Mi dica, crede di influenzarle di più facendo loro ramanzine o con quelle chiaccherate a ruota libera che ha con loro, quando sono sedute sul sedile posteriore della macchina?”
Ricordiamolo sempre: l’autoritarismo ed il controllo fine a se stessi finiscono per risultare la peggior prevenzione.
Una sbarra può venir facilmente scavalcata mentre stimolare la motivazione all’indipendenza di giudizio ha molte più probabilità di ottenere successo.
Un successo che preserverà il futuro dei nostri figli e la loro salute fisica e psichica.
Per approfondire: Capire un adolescente, Barbara Strauch, Mondadori.
AGGIORNAMENTO: un video che spiega come funziona il cervello dell’adolescente ARVE Error: src mismatch
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