
Introversione all’opera
Le ricerche ci dicono che circa il 70% delle persone che conosciamo sono estroverse, al punto che la nostra società è costruita proprio sulle caratteristiche che le contraddistinguono: dominanza, espansione, socialità, attività. L’introversione, insieme ad altre qualità spesso sorelle come sensibilità e pacatezza, finisce per essere valutata come una modalità di percepire e relazionarsi col mondo negativa, quasi difettosa. Pensate solo ai luoghi di lavoro come open space, che per un introverso sono un vero tormento, siccome produce al suo meglio in solitudine e concentrazione.
Ma cosa sono introversione ed estroversione? Come si modulano nella personalità di ognuno di noi? Fu Jung, nel 1921, con la pubblicazione del suo libro Tipi psicologici, a promuovere questa differenziazione e a renderla parte del nostro linguaggio quotidiano; ad oggi, invece, non tutti gli psicologi concordano nelle caratteristiche che le definiscono, considerando il pensiero junghiano ormai datato e superato.
Senza entrare nello specifico di ogni teoria, possiamo però trovare il filo conduttore che le accomuna: estroversi e introversi variano nella quantità di stimoli esterni di cui necessitano per dare il meglio di sè.
Qui di seguito riporto un breve questionario, a cui rispondere vero/falso per iniziare una collocazione nel proprio spettro di introversione/estroversione. Maggiore sarà il numero di “vero”, maggiore sarà il tuo grado di introversione.
- Alle attività di gruppo preferisco le conversazioni uno ad uno.
- Spesso preferisco esprimermi in forma scritta.
- Sto bene da solo/a.
- Credo di dare minore importanza, rispetto ai miei pari, alla ricchezza, alla fama, al prestigio sociale.
- Detesto le chiacchere futili, mi piace parlare in maniera approfondita di argomenti che mi stanno a cuore.
- Gli altri mi dicono che so ascoltare.
- Non mi piace granché correre rischi.
- Mi piacciono i lavori che permettono “full immersion” con poche interruzioni.
- Mi piace festeggiare il compleanno in intimità, soltanto con un paio di amici ristretti o di familiari.
- Gli altri mi descrivono come “pacato/a” e “dolce”.
- Preferisco non mostrare il mio lavoro o discuterne con gli altri prima che sia finito.
- Cerco di evitare i conflitti.
- Nel lavoro, do il meglio di me quando sono solo/a.
- Tendo a riflettere prima di parlare.
- Dopo una serata trascorsa in giro per locali mi sento svuotato/a, anche se mi sono divertito/a.
- Spesso, quando mi telefonano, lascio partire la segreteria telefonica.
- Se potessi scegliere, preferirei un weekend in panciolle a uno con troppi impegni programmati.
- Non sono multitasking.
- Riesco a concentrarmi facilmente.
- Se fossi all’università, preferirei una lezione a un seminario.
Questionario tratto dal libro di Susan Cain: “Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare”
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Ognuno di noi contiene dentro di sè una percentuale dell’una o dell’altra caratteristica, in un mix che rende la personalità unica ed irripetibile. Per citare Jung possiamo dire: “L’estroverso o l’introverso allo stato puro non esistono: se esistessero finirebbero chiusi in manicomio”. 😉
Conoscersi ci offre una motivazione alle nostre dinamiche ed un enorme aiuto per muoverci con consapevolezza nelle relazioni, nel mondo del lavoro, nella nostra vita interiore ed esteriore. Acquisiamo la capacità di compiere scelte congruenti al nostro IO. Anche la tecnica grafologica è in grado di riconoscere in una scrittura queste caratteristiche distintive, e può essere un valido punto di partenza per un percorso di crescita personale a piccoli passi.
E’ dai piccoli passi che si parte per i grandi cammini.
Fonti
van Rooij JJ1, Hazelzet AM. Graphologists’ assessment of extraversion compared with assessment by means of a psychological test. Percept Mot Skills. 1997 Dec;85(3 Pt 1):919-28. PMID: 9399299. [PubMed] [Read by QxMD]
2 Commenti
Io sono pas, provengo da genitori pas, e lo è anche mio fratello. Per tutta la vita mi sono sentita diversa, fino a due anni fa, quando per caso mi sono imbattuta nel libro di Federica Bosco : Mi dicevano che ero troppo sensibile. E mi ha cambiato la vita ! Peccato non averlo saputo prima. Però io sono sempre stata convinta che non sono io ad essere sbagliata, ma il mondo. Sono contenta di essere ipersensibile, perché senza non avrei potuto scrivere le mie poesie. Grazie alle persone come lei e come me, possiamo sperare in un mondo migliore o almeno più consapevole.
Vellise
Cara Vellise, quanto condivido ciò che scrivi. E’ molto interessante anche il libro della Aron (colei che per prima ha studiato scientificamente il nostro tratto di personalità): “Persone altamente sensibili. Come stare in equilibrio quando il mondo ti travolge”. Un abbraccio!!
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PAS persone altamente sensibili
Pas: Persone Altamente Sensibili, un acronimo per spiegare un tratto della personalità che condivide all’incirca il …
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Questo ti voglio dire ci dovevamo fermare. Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti ch’era troppo furioso il nostro fare. Stare …
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