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Le bugie hanno le gambe corte

Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito, perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo: la tua per l’appunto è di quelle che hanno il naso lungo. Pinocchio, Collodi

Le ricerche sull’empatia hanno dimostrato che rispecchiare il linguaggio del corpo e del volto dell’interlocutore facilita le interazioni sociali permettendo una migliore comprensione delle emozioni tra gli individui, sentendo ciò che l’altro sente.

Ma se l’imitazione, grazie al connaturato sistema dei neuroni specchio, aiuta a comprenderci l’un l’altro può anche avere un ruolo nel rilevare le menzogne?
Un nuovo studio, pubblicato su Psychological Science, ha cercato di rispondere alla domanda.
A 92 soggetti venne chiesto di discorrere con un interlocutore che sosteneva di aver offerto una donazione ad un ente benefico – alcuni l’avevano realmente fatta, altri mentivano. Il compito prevedeva dichiarare successivamente ai ricercatori se il supposto donatore avesse detto o meno la verità. I partecipanti vennero suddivisi in 3 gruppi secondo le istruzioni ricevute:

  1. mimare l’interlocutore
  2. non mimare l’interlocutore
  3. nessuna istruzione

I risultati: coloro che non mimavano riuscirono ad identificare i bugiardi più di coloro che mimavano, contraddicendo l’assunto che il rispecchiamento ci aiuti sempre a comprendere le emozioni altrui. Purtroppo i risultati dimostrarono anche come i partecipanti di tutti i tre gruppi non fossero particolarmente dotati nel rilevare le menzogne, fatto che avvalla un’altra teoria secondo la quale sia una rara capacità innata e che sia difficile funzionare come abili lie-detector, a meno di non aver ricevuto un training specifico.

La ricerca ci fornisce comunque un piccolo aiuto nella quotidianità: tenere a bada la nostra naturale empatia aumentando la distanza emotiva è un atteggiamento utile qualora nutrissimo dei dubbi sulla persona che abbiamo di fronte (ad esempio un venditore che ci propone un “affare”) e può offrirci qualche possibilità in più nel valutare correttamente la veridicità delle sue affermazioni.  Durante le investigazioni gli inquirenti tendono a mettere a proprio agio l’interlocutore per indurlo a lasciarsi andare ed abbassare le barriere difesive ma è un metodo complesso che cela sia lati positivi che negativi: diminuisce il nervosismo dell’intervistato e lo incita all’apertura ma di converso un suo uso eccessivo riduce anche la capacità di giudizio dell’intervistatore. E’ infatti provato come distogliere lo sguardo  non sia  sempre segnale di disinteresse o timidezza ma serva ad aumentare la concentrazione, in quanto si ha una difficoltà enorme a guardare un viso e contemporaneamente prendere una decisione e pensare. Ecco spiegato perchè è così difficile diventare degli abili “scopritori di menzogne”: è necessario, insieme a precise tecniche di conduzione del colloquio ed a una conoscenza approfondita dei linguaggi del corpo, un controllo costante delle proprie emozioni, calibrando distacco emotivo ed apparente coinvolgimento.

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