Le cause della balbuzie: una metafora per chiarirle
Per spiegare ai genitori ipotetiche cause, genesi ed andamento della balbuzie, mi piace utilizzare una metafora : “la goccia che ha fatto traboccare il vaso”, un’idea nata nei più moderni ed avanzati centri di ricerca internazionali.* Può risultare uno strano mezzo per fornire informazioni, ma risulta un modo chiaro e semplice per chiarire la tanta disinformazione che altrimenti spesso annebbia la comprensione del disturbo.
L’analogia del vaso è utile per dimostrare che un fattore isolato tipicamente non causa la balbuzie. Invece fattori genetici, ambientali e di personalità, tutti rivestono uno specifico ruolo nell’insorgere della disfluenza. Vengono così suddivisi i fattori di rischio in tre grandi macro-aree : i fattori legati al bambino ( storia familiare di balbuzie, disordini concomitanti nel linguaggio, personalità, alto livello di sensibilità) stressors interpersonali ( cambiamenti importanti, eventi traumatici, conflitti in famiglia, richieste irrealistiche, stili di vita veloci) e stressors comunicativi (risposte negative alla balbuzie, interruzioni frequenti, domande pressanti, competizione nei turni di parola, flusso rapido nella conversazione).
Ogni fattore rappresenta una goccia per il vaso. Più “gocce” un bambino ha, più facilmente il vaso può traboccare, e far emegere episodi più intensi di balbuzie. Nondimeno è necessario sottolineare due aspetti fondamentali : il primo è che la “grandezza del vaso” è unica per ognuno ed è strettamente correlata alle intrinseche abilità motorie e linguistiche del bambino. Chi primeggia in queste aree avrà “vasi più grandi” e saranno necessari la compresenza di più fattori per far emergere la disfluenza. I bambini costruiti con un sistema più fragile avranno un “vaso più piccolo” e questo comporterà che saranno necessari meno fattori per scatenare il laringospasmo.
L’altro aspetto importante è che molti dei fattori descritti non scatenano di per sé la balbuzie, possono semmai contribuire a renderla più o meno intensa. Ad esempio, molti bambini hanno personalità particolarmente sensibili e vivono in ambienti non ideali per la comunicazione, ma non diventano per questo balbuzienti. Un’utile analogia rende meglio l’idea : il diabete di tipo 1 , come la balbuzie, ha delle chiare predisposizioni a livello genetico. Sebbene mangiare dolciumi e barrette di cioccolato non spinga il bambino ad ammalarsi di diabete, non è certamente una dieta adeguata per chi ne è affetto.
La metafora del vaso aiuta i genitori a comprendere quali siano i fattori più direttamente controllabili, in modo immediato e semplice. I fattori genetici e di personalità sono impossibili o molto difficili da cambiare, mentre l’ambiente, lo stile comunicativo e gli stressors interpersonali sono più facilmente modificabili. Questa analogia spesso aiuta i genitori a capire come mai la balbuzie sia così fluttuante e quali e quanti fattori giochino uno specifico ruolo. Fermo restando che al più tardi dagli otto anni è indicato un trattamento, qualora la balbuzie non accenni a diminuire stabilmente. Opportune indagini diagnostiche hanno dimostrato come ripetute stimolazioni delle aree cerebrali deputate al controllo della parola portino ad una rifunzionalizzazione delle stesse o all’attivazione di vie alternative. Pertanto la conseguenza del trattamento si riverbera nella personalità, aprendo la persona che balbetta, sia un adulto che un bambino, a nuove prospettive di vita.
L’analogia del vaso è utile per dimostrare che un fattore isolato tipicamente non causa la balbuzie. Invece fattori genetici, ambientali e di personalità, tutti rivestono uno specifico ruolo nell’insorgere della disfluenza. Vengono così suddivisi i fattori di rischio in tre grandi macro-aree : i fattori legati al bambino ( storia familiare di balbuzie, disordini concomitanti nel linguaggio, personalità, alto livello di sensibilità) stressors interpersonali ( cambiamenti importanti, eventi traumatici, conflitti in famiglia, richieste irrealistiche, stili di vita veloci) e stressors comunicativi (risposte negative alla balbuzie, interruzioni frequenti, domande pressanti, competizione nei turni di parola, flusso rapido nella conversazione).
Ogni fattore rappresenta una goccia per il vaso. Più “gocce” un bambino ha, più facilmente il vaso può traboccare, e far emegere episodi più intensi di balbuzie. Nondimeno è necessario sottolineare due aspetti fondamentali : il primo è che la “grandezza del vaso” è unica per ognuno ed è strettamente correlata alle intrinseche abilità motorie e linguistiche del bambino. Chi primeggia in queste aree avrà “vasi più grandi” e saranno necessari la compresenza di più fattori per far emergere la disfluenza. I bambini costruiti con un sistema più fragile avranno un “vaso più piccolo” e questo comporterà che saranno necessari meno fattori per scatenare il laringospasmo.
L’altro aspetto importante è che molti dei fattori descritti non scatenano di per sé la balbuzie, possono semmai contribuire a renderla più o meno intensa. Ad esempio, molti bambini hanno personalità particolarmente sensibili e vivono in ambienti non ideali per la comunicazione, ma non diventano per questo balbuzienti. Un’utile analogia rende meglio l’idea : il diabete di tipo 1 , come la balbuzie, ha delle chiare predisposizioni a livello genetico. Sebbene mangiare dolciumi e barrette di cioccolato non spinga il bambino ad ammalarsi di diabete, non è certamente una dieta adeguata per chi ne è affetto.
La metafora del vaso aiuta i genitori a comprendere quali siano i fattori più direttamente controllabili, in modo immediato e semplice. I fattori genetici e di personalità sono impossibili o molto difficili da cambiare, mentre l’ambiente, lo stile comunicativo e gli stressors interpersonali sono più facilmente modificabili. Questa analogia spesso aiuta i genitori a capire come mai la balbuzie sia così fluttuante e quali e quanti fattori giochino uno specifico ruolo. Fermo restando che al più tardi dagli otto anni è indicato un trattamento, qualora la balbuzie non accenni a diminuire stabilmente. Opportune indagini diagnostiche hanno dimostrato come ripetute stimolazioni delle aree cerebrali deputate al controllo della parola portino ad una rifunzionalizzazione delle stesse o all’attivazione di vie alternative. Pertanto la conseguenza del trattamento si riverbera nella personalità, aprendo la persona che balbetta, sia un adulto che un bambino, a nuove prospettive di vita.
*Yaruss, J.S., Coleman, C., & Hammer, D. (2006). Treating preschool children who stutter: Description and preliminary evaluation of a family-focused treatment approach. Language, Speech, Hearing Services in Schools, vol. 37, pp. 118-138.
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