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Giornata mondiale della poesia

Le oche selvatiche

Non devi essere buono.
Non devi trascinarti ginocchioni,
pentito, per cento miglia attraverso il deserto.
Devi soltanto permettere a quel mite animale, al tuo corpo, di amare ciò che ama.
Parlami della tua disperazione, io ti racconterò la mia.
Intanto, il mondo va avanti.
Intanto, il sole e i chiari cristalli di pioggia
attraversano i paesaggi,
passano sopra le praterie e gli alberi dalle profonde radici,
sopra le montagne e i fiumi.
Intanto, le oche selvatiche, alte nel limpido cielo azzurro,
son di nuovo sulla rotta verso casa.
Chiunque tu sia, non importa quanto solo,
il mondo si offre alla tua immaginazione,
ti manda il suo richiamo come le oche selvatiche, aspro ed eccitante:
annuncia incessantemente la tua appartenenza
alla famiglia delle cose.

Le oche selvatiche – Mary Oliver

A parte l’inizio della primavera (che quest’anno è in realtà iniziata il 20, precisamente alle 17.57 italiane), il 21 marzo è anche la giornata mondiale della poesia.

E a te, che poesia sovviene alla mente?

Ognuno di noi ne ha più d’una, in base ai momenti della vita…

Se ti va, condividila qui sotto nei commenti, sarei felice di leggerla 🙂

2 Commenti

  • Limpid Fujiyama

    Salve Francesca, ho appena visto il tuo post dedicato alle poesie e ne sono rimasto colpito! Una poesia che ti vorrei far conoscere l’ho scritta io parecchio tempo fa, in un momento non troppo felice. E’ uno scritto a cui tengo moltissimo e non l’ho mai fatto leggere a nessuno, se non a una o due persone. L’ho ritrovato dopo tanto in uno scatolone assieme ad altre cose, quasi fosse rimasto li apposta come un promemoria…a ricordarmi che anche i momenti bui, se attraversati, donano …..nuove ali per volare 🙂 La dedico a tutte le persone che in questo momento credono di non avere le ali..ma sono li…basta aprirle.
    Ho inserito il mio pseudonimo…spero vada bene 🙂

    Senza ali

    Rincorrendo fugaci ideali
    alla ricerca di un qualcosa, noi, qui approdati
    ci immergiamo nelle profondità ancestrali
    nuotando a perdifiato come delfini addolorati.
    Ignari esploriamo deserti senza fine
    illudendoci di arrivare ad un inutile confine.
    Eterne memorie ci giocano di continuo
    in questo mare a non finire,
    e poi, arenandoci, vedremo battelli, per sentire,
    logorate paure, prigioniere del destino.
    Onde sottili giocano da sole in un rondò senza fili
    mentre il sole se ne va, animando remoti volti infantili
    e noi siamo qui, a vedere identici confini.
    Senza ali.
    Lucciole stanche si spengono per dormire
    in questa distesa buia, ancora una volta, per non finire.

    • F.L.

      Grazie della tua condivisione e testimonianza, ben più che ricordare una poesia di altri! … A volte aprire i “vecchi scatoloni” ci ricorda quanta strada abbiamo percorso e ci strappa un sorriso… 🙂

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