La balbuzie in eta’ anziana

Uno studio qualitativo* effettuato su un campione di 11 balbuzienti (età media 70 anni) , di cui 8 uomini e 2 femmine, ha investigato tre macro aree:
– Come il problema della balbuzie influenza attualmente la comunicazione
– Cosa è d’aiuto nella comunicazione
– Qual’è la tipologia di trattamento ideale
Dopo un’attenta analisi i risultati dimostrano ulteriormente che la balbuzie over 55 ha un impatto sulla qualità di vita similare a quello delle persone più giovani.
In particolare è emerso come il mondo del lavoro venga percepito come limitante e frustrante, proprio perchè l’ambiente professionale comporta situazioni comunicative non prevedibili con persone non familari. Infatti, per coloro già in pensione, il cambiamento ha provocato un certo sollievo.
L’accettazione e l’elaborazione del problema è una tematica emersa da diversi intervistati, infatti l’aver appreso ad essere più pazienti verso se stessi, a ricercare meno la fluenza perfetta, ha prodotto nel tempo una diminuzione del timore delle conseguenze di un parlato disfluente, quantunque altri non siano riusciti a limitare le ripercussioni psicologiche del disturbo, combattendo per tutta la vita contro il timore del giudizio.
E’ inoltre emerso come le tecniche apprese durante eventuali trattamenti svolti in passato, unite a personali meccanismi di facilitazione, abbiano determinato maggior autostima rimuovendo innanzitutto le paure delle reazioni altrui e migliorando di conseguenza la comunicazione.
La metodologia di trattamento preferenziale in questa fase della vita è individuale, limitata nel tempo, e svolta da professionisti con una formazione specifica, che siano in grado di cogliere ed accogliere le emozioni ed i bisogni di chi balbetta con un ascolto empatico ed attivo.
– Cosa è d’aiuto nella comunicazione
– Qual’è la tipologia di trattamento ideale
Dopo un’attenta analisi i risultati dimostrano ulteriormente che la balbuzie over 55 ha un impatto sulla qualità di vita similare a quello delle persone più giovani.
In particolare è emerso come il mondo del lavoro venga percepito come limitante e frustrante, proprio perchè l’ambiente professionale comporta situazioni comunicative non prevedibili con persone non familari. Infatti, per coloro già in pensione, il cambiamento ha provocato un certo sollievo.
L’accettazione e l’elaborazione del problema è una tematica emersa da diversi intervistati, infatti l’aver appreso ad essere più pazienti verso se stessi, a ricercare meno la fluenza perfetta, ha prodotto nel tempo una diminuzione del timore delle conseguenze di un parlato disfluente, quantunque altri non siano riusciti a limitare le ripercussioni psicologiche del disturbo, combattendo per tutta la vita contro il timore del giudizio.
E’ inoltre emerso come le tecniche apprese durante eventuali trattamenti svolti in passato, unite a personali meccanismi di facilitazione, abbiano determinato maggior autostima rimuovendo innanzitutto le paure delle reazioni altrui e migliorando di conseguenza la comunicazione.
La metodologia di trattamento preferenziale in questa fase della vita è individuale, limitata nel tempo, e svolta da professionisti con una formazione specifica, che siano in grado di cogliere ed accogliere le emozioni ed i bisogni di chi balbetta con un ascolto empatico ed attivo.
*Bricker-Katz, Geraldine (Marzo 2009) ‘Older people who stutter: barriers to communication and perceptions of treatment needs’, International Journal of Language & Communication Disorders.
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